Una delle sfide più importanti per il nuovo governo giallo-rosso riguarda la riforma della scuola. In mezzo ad accordi e disaccordi tra i due schieramenti, PD e M5S, tale riforma rimane un punto cardine del programma di governo. Vediamo insieme cosa prevede per scuola e istruzione.
Nonostante la riforma del sistema scolastico sia un qualcosa di ovvio, in Italia trattare su questa tematica è sempre più difficile, e più volte è stata contrastata dall’opinione pubblica. Il nuovo governo, attualmente ancora in fase di formazione dopo i recenti trambusti, sta pensando a un cambiamento che possa tenere in considerazione anche chi ci lavora nel sistema scolastico. Ad oggi, dopo vari tentativi già provati con la riforma Gelmini, la situazione è ancora particolarmente critica, caratterizzata da stipendi più bassi delle medie europee, un numero impressionante di precari che attendono di essere stabilizzati e una richiesta di abolizione dei numeri chiusi alle università, che vacilla da anni.
Sicuramente stiamo parlando di una mole di obiettivi che saranno difficili da raggiungere nel breve periodo, ma sono comunque posti all’attenzione del nuovo governo, cosa tra l’altro confermata da Giuseppe Conte. Secondo le parole del premier “bis” infatti, è giunto il momento di ideare “un’istruzione di qualità e aperta a tutti”. Ovviamente, per mantenere la parola data, servirà sicuramente l’appoggio di tutti o quantomeno di una larga parte delle forze politiche coinvolte.
Abolizione delle “classi pollaio”
Uno dei punti principali da discutere, è quello inerente le cosiddette “classi pollaio”. Aule che arrivano a contenere fino a 30 alunni, che non per colpa loro si ritrovano molto spesso e volentieri a violare ogni norma di sicurezza. L’abolizione di queste classi è uno dei punti fondamentali portati avanti dall’ M5S, punto che raccoglie il favore anche dei dem. La proposta in sintesi prevede che si arrivi gradualmente a portare il numero massimo di alunni per classe a 20/22.
Ridurre il numero degli studenti per ogni singola classe, non è richiesto per la sola questione di sicurezza delle aule, ma anche per un discorso didattico. Per un singolo insegnante seguire 30 ragazzi, che dalla loro hanno esigenze specifiche individuali, risulta molto difficile.
Gli stipendi dei docenti
Secondo punto da trattare della riforma scolastica, è quello degli stipendi dei docenti, che possono di diritto essere definiti come fanalino di coda dell’Unione Europea. Anche in questo caso, equiparare tali stipendi alle medie europee, sarà difficile da da attuare nel breve periodo, ma entrambe le forze politiche della coalizione stanno dimostrando concretamente di volersi interessare alla questione che definire come scottante, è sicuramente riduttivo.
Il precariato
Un altro nodo importante da sciogliere con la riforma, è quello del precariato. I 5 Stelle in merito alla tematica, chiedono un concorso unico aperto sia ai precari che a coloro che non lo sono. Sostanzialmente si chiede un solo concorso nazionale dove i migliori punteggi avranno la possibilità di scegliere la sede, fermo restando l’impegno a restarvi per un periodo di tempo ancora da definire, di 2/3/5 anni.
Questo provvedimento si rende necessario per evitare che i vincitori dei concorsi in una determinata regione, non possano comunque prendere il posto di ruolo, perché nel frattempo occupato da qualche trasferimento. Il punto metterà parecchio in disaccordo i due schieramenti politici, soprattutto per il fatto che i concorsi regionali che i 5S vorrebbero abolire, sono stati introdotti proprio durante il governo Renzi.
Abolizione del numero chiuso delle università
Un altro dei principali punti della riforma della scuola del Governo PD-M5S, è quello dell’abolizione del numero chiuso delle università. Un discorso in sospeso da tempo, dove l’unica soluzione plausibile al momento, è quella di implementare con il metodo alla Francese, portando quindi le selezioni al secondo anno.
Infine l’ultimo punto, che mette in accordo entrambe le fazioni, è quello di cercare di evitare la fuga dei cervelli all’estero, puntando sull’implementazione di rinnovati percorsi ai dottorati e alla ricerca.
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